Giuseppe Romano, 58 anni, di Brienza (PZ), è il nuovo segretario generale della Fai Cisl Basilicata. Ad eleggerlo è stato oggi il Consiglio generale della federazione regionale riunitosi alla Casa Cava di Matera, con la partecipazione, tra gli altri, del segretario uscente Vincenzo Cavallo, eletto un mese fa alla guida della Cisl regionale, e del segretario generale della Fai Cisl nazionale Onofrio Rota. Romano sarà coadiuvato in segreteria dagli uscenti Carmela De Luca e Roberto Dolce.
Romano ha annunciato nel suo intervento un mandato all’insegna della continuità con il lavoro condotto in questi anni e in linea con le proposte unitarie lanciate da Cgil Cisl Uil nelle scorse settimane per il lavoro e lo sviluppo. Priorità al rafforzamento delle filiere agroalimentari, contrasto al lavoro irregolare e al caporalato, tutela del territorio e sostenibilità: queste le priorità del nuovo segretario generale.
“La Basilicata ha un grande potenziale inespresso e insieme alle istituzioni e alle parti sociali dobbiamo lavorare per far emergere queste potenzialità. L’obiettivo è cambiare il paradigma di sviluppo di questa regione puntando alla sostenibilità ambientale e all’inclusione sociale. Il nostro punto di riferimento è il Manifesto di Assisi per costruire una società più ricca ma anche più giusta e rispettosa delle nuove generazioni”, ha detto il nuovo segretario.
Perito industriale e con una breve esperienza in Enel, Giuseppe Romano è stato assunto in Ferrero nel 1986 e lì ha aderito alla Fat, entrando nel consiglio di fabbrica. Dal 1989 fa parte del coordinamento nazionale del gruppo Ferrero, ed è tra i protagonisti dei primi accordi sulle flessibilità nello stabilimento di Balvano che porteranno la Ferrero a raddoppiare la propria presenza in Basilicata negli anni ’90. Nella fabbrica lucana è stato anche Rsu ed Rls. Nel 2001, con la fusione tra Fisba e Fat, che ha dato vita alla Fai Cisl, entra nella nuova federazione. Dal 2008 è nella segreteria regionale con delega all’industria alimentare e alla formazione. Appassionato di ruralità e ambiente, Giuseppe Romano è stato anche tra i fondatori dell’associazione degli apicoltori lucani e dell’associazione dei produttori e raccoglitori di frutti del sottobosco.
Nel corso della mattinata sono stati snocciolati i dati sull’economia lucana. L’agroalimentare è stato condizionato dall’impatto della pandemia sulle attività di prima lavorazione e su quelle secondarie. Tuttavia, l’industria alimentare lucana sembra aver assorbito più che bene il colpo: nel 2020 le esportazioni di prodotti alimentari sono cresciute di quasi il 25 per cento, confermando il trend positivo degli ultimi anni. E dopo la brusca frenata del 2019, sono cresciute nel 2020 anche le esportazioni di prodotti agricoli (+3,3%). Un dato, questo delle esportazioni, che è in linea con la dinamica nazionale e che conferma un trend di lungo periodo: il valore dell’export dell’industria alimentare italiana ha superato i 40 miliardi di euro nel 2020, con un incremento di 744 milioni rispetto al 2019 (+1,9%).
“La Basilicata – ha detto il segretario generale della Cisl regionale, Vincenzo Cavallo – può giocare un ruolo di primo piano se consideriamo che il settore alimentare è la seconda industria della regione con circa il 15% del valore aggiunto prodotto e oltre 3.500 occupati, e che durante la pandemia il settore ha evidenziato una notevole capacità di resilienza contribuendo in modo determinante alla tenuta del sistema economico e sociale della regione. Tuttavia, per reggere la sempre più agguerrita competizione sui mercati globali occorre intervenire su tre fronti: investire sulla creazione di filiere territoriali dalla materia prima alla trasformazione, sostenere l’internazionalizzazione delle imprese contrastando la pirateria industriale, valorizzare il capitale umano attraverso la formazione continua”.
In conclusione dell’incontro, il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, ha ricordato alcune battaglie storiche della federazione, come quella contro il caporalato, che ha portato tra l’altro anche alla sigla di un nuovo protocollo, dieci giorni fa, con i ministri dell’Interno, del Lavoro e dell’Agricoltura, e come quella per la condizionalità sociale nella riforma della PAC, che per la prima volta dal 1962 ha riconosciuto il rispetto dei lavoratori e l’applicazione dei contratti da parte delle imprese agricole tra i criteri determinanti per il ricevimento dei fondi comunitari.
“Il PNRR – ha ricordato inoltre Rota – rappresenta una grande opportunità per il Paese per modernizzare veramente le nostre infrastrutture e compiere la transizione ecologica. In quel Piano, anche grazie al pressing del sindacato, ci sono 5,27 miliardi destinati all’agricoltura sostenibile e all’economia circolare, e altri 15,06 miliardi per la tutela del territorio e della risorsa idrica. La sfida attuale è dunque per noi fare in modo che la ripartenza ci sia veramente e sia equa, partecipata, legata all’economia reale, alle categorie dell’agroalimentare e dell’ambiente, a politiche ambientali coerenti, che non impattino negativamente su occupazione, qualità del lavoro, coesione sociale”.
l.can