Chi dice che al Sud l’industria non esiste o non funziona, non ha mai visto lo stabilimento Barilla di Melfi. Un esempio d’eccellenza spinto dalla valorizzazione del capitale umano e da relazioni sindacali costruttive e responsabili”.
Lo ha detto Luigi Sbarra, Segretario Generale della Fai, che oggi ha guidato una delegazione della Federazione agroindustriale Cisl allo stabilimento produttivo Barilla di Melfi. La mattinata si è aperta con l’incontro delle Rsu e della dirigenza, seguito dalla visita agli impianti produttivi.
“A trent’anni dall’apertura del sito produttivo in Basilicata – ha aggiunto il sindacalista – Barilla ha saputo consolidare un modello vincente, che nasce da rapporti sindacali radicati e proficui. Un rapporto che ora dobbiamo consolidare, dando concretezza ad accordi aziendali che rafforzino l’intima relazione tra qualità del lavoro, partecipazione e competitività d’impresa”.
“Il solco – sottolinea ancora Sbarra – è quello tracciato dalle linee guida siglate a maggio in modo unitario dal sindacato di categoria. Servono intese che intercettino la detassazione sui premi di risultato, sulla partecipazione agli utili e sulle forme di welfare contrattuale. Accordi che determinino un salto di qualità nella valorizzazione del sapere organizzativo dei lavoratori, con formule che ne amplino l’autonomia e la responsabilità nelle scelte d’azienda. Contratti che accelerino formazione, bilateralità e un welfare integrativo solidale, mutualistico e inclusivo”.
“Sono traguardi essenziali, capaci di generare integrazione e coesione, ma anche di recuperare quote di innovazione e competitività, secondo i dettami dei nuovi contratti nazionali di settore. Strumenti mediante i quali le parti sociali hanno l’opportunità di diventare protagonisti di una ripresa che riguarda tutti: i lavoratori e aziende, famiglie e comunità, Mezzogiorno e sistema-Paese”.
“Attraverso la libera negoziazione nazionale, aziendale e anche territoriale, oggi possiamo dare una spinta formidabile alla ripartenza dei consumi e della produttività, specialmente nelle aree deboli del Sud – ha concluso Sbarra -. Quello che invece ancora non si vede è un progetto pubblico meridionalista degno di questo nome, con investimenti aggiuntivi, infrastrutture e una fiscalità di sviluppo specifica che stimoli capitale produttivo e buona occupazione”.