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Lapadula: il Consorzio unico snatura lo spirito solidaristico e democratico

“Sui Consorzi di bonifica il confronto con la giunta regionale è venuto meno ma siamo ancora in tempo per riaprirlo:a dirlo è Tonino Lapadula, segretario della
Fai Cisl. All’orizzonte il disegno di legge di riordino che – secondo il sindacato e in particolare secondo la categoria dei forestali – non risolve alcuni nodi del settore.
Anzitutto, a parte stabilire il trasferimento dei dipendenti amministrativi in un’unica sede, il ddl di riordino dei Consorzi non chiarisce come risolvere la situazione debitoria, attorno alla quale non esistono cifre e riferimenti certi neppure dopo la fase di commissariamento, in corso da oltre due anni (si parla di una massa debitoria di almeno 10 milioni di euro). Non solo il sindacato che Lapadula rappresenta ha notato che, se da un lato i Consorzi pagano con maggiore regolarità rispetto al passato gli stipendi ai propri dipendenti, dall’altro risultato ritardi nel pagamento delle spettanze ai fornitori esterni.
“Deriva anche da questo – spiega Lapadula – la nostra richiesta di collegare alla discussione un Piano industriale di rilancio. Solo in questo modo si potrebbe capire bene l’origine delle difficoltà e delle criticità in moda di intervenire in modo mirato.
Purtroppo è mancata la parte più importante e cioè il confronto tra le parti prima dell’approvazione. Ma rispetto alle regioni presentate in terza Commissione siamo ancora certi che la giunta regionale possa recepire le nostre indicazioni, modificare la norma e poi proporla al Consiglio per l’approvazione. Solo così si potrebbe riprendere quel sano confronto che finora non c’è stato”.
Uno dei rischi è che la centralizzazione, con ogni probabilità a Matera, del personale amministrativo, creerà disagi ai lavoratori e agli imprenditori agricoltori.
“Noi siamo convinti che con la nascita del Consorzio unico solo alcune attività possano essere accentrate: se è vero che per le figure apicali si può pensare a un ufficio centrale, è altrettanto pacifico che i centri operativi devono rimanere sul territorio, si tratta di presidi importanti a livello locale che si troverebbero ad essere cancellati. Chi si serve del Consorzio ne risulterebbe fortemente svantaggiato, per non parlare del pendolarismo nel contratto nazionale cui si fa riferimento nel disegno di legge questo è uno dei temi che si dovrebbero affrontare in un secondo momento”.
Il ddl disegna un modello di gestione in cui il peso decisionale sarebbe tutto nelle mani della Regione, che avrebbe il 60% della rappresentanza contro il 40 dei consorziati, vale a dire le imprese agricole che utilizzano i servizi: non crede che la riforma sia un modello su misura dell’attuale commissario e probabile amministratore unico del futuro consorzio regionale?
“ Crediamo che con questo nuovo soggetto venga meno il rapporto tra l’utente e chi deve governare e gestire il Consorzio”.
In che senso?
“L’amministrazione unico, che rappresenta la Regione, è una figura che, oltre ad accentrare, farebbe venir meno lo spirito sussidiario e solidaristico della legge nazionale di bonifica. E’ una novità ma,. Forse, imprime nel settore una svolta troppo aziendalistica. E’ come se venisse meno la democratizzazione alla base dell’attività dei Consorzi”.
Come Cisl avete dubitato anche sul fatto che il riordino possa metter in discussione la contrattazione aziendale, molto praticata ad esempio nel consorzio Bradano Metaponto, con riflessi negativi sui salari dei dipendenti. Esiste questo rischio?
“ Si ma non siamo noi a dubitarlo, è la storia a dirci cose diverse: la contrattazione va portata nei territori Il passaggio al Consorzio unico prevede la liquidazione e il solo rifermento al contratto nazionale: si cancellerebbero con un colpo di spugna i benefici di anni di contrattazione di secondo livello. Ecco, su questo siamo fortemente critici”.
Il suo segretario regionale Nino Falotico fa riferimento all’esperienza pugliese, a suo modo di vedere “positiva” di un’agenzia regionale per le attività irrigue i compiti dell’agenzia agro-forestale consentirebbe anche secondo lei una migliore governance del territorio e delle sue risorse naturali?
“Falotico ha visto lontano. Dare un ruolo più strutturato al settore irriguo – dalla pulizia degli scoli alle altre attività connesse – permetterebbe di mettere in campo sinergie importanti per il rilancio del settore. L’acqua è da più parti riconosciuta come un bene da curare e valorizzare. Penso che quella proposta sia una delle priorità proprio in questa prospettiva”.

 

fonte: Il Quotidiano del Sud