Roma ha accolto tra gli applausi il nuovo papa, il cardinale argentino Bergoglio, che ha scelto di chiamarsi Francesco. Primo papa non europeo, primo gesuita, primo a scegliere il nome del poverello di Assisi, ha già telefonato a Ratzinger e presto andrà a trovarlo. Jorge Mario Bergoglio era cardinale arcivescovo di Buenos Aires, dove è ricordato per alcune prese di posizione polemiche sulla legge per le unioni omosessuali approvata dal Parlamento argentino con la ferrea opposizione della Chiesa, ma anche per gli attacchi contro la droga, la povertà o lo sfruttamento.
Come ricorda il quotidiano argentino La Nacion, il cardinale di Buenos Aires aveva avvertito che “in questa città la schiavitù non è abolita, è all’ordine del giorno sotto diverse forme”, denunciando lo sfruttamento dei lavoratori nelle officine clandestine, o il rapimento di donne e bambine per avviarle alla prostituzione.
Bergoglio aveva tuonato anche contro la povertà e il debito sociale: “Per coloro che hanno abbastanza i più poveri non contano” aveva ricordato, sottolineando come il debito sociale costituisse una “immorale, ingiusta e illegittima violazione al diritto di sviluppare una vita piena”, in un Paese “che si trova in una condizione oggettiva per poter correggere questi mali”. Il papa arrivato “dalla fine del mondo”, la definizione che il nuovo pontefice si è ritagliato su misura, “è un uomo buono”, sostiene in un editoriale Joaquin Morales Sala, il giornalista che argentino che lo aveva intervistato prima del conclave. Un uomo sempre “estremamente prudente” nei suoi riferimenti ai problemi della Chiesa, ma consapevole che il passo indietro di Joseph Ratzinger aveva portato alla luce molti conflitti irrisolti in Vaticano.
Un uomo, Bergoglio, che Sala definisce austero fino all’estremo. Solo per obblighi protocollari del Vaticano indossava i vistosi abiti rossi dei cardinali. A Buenos Aires si spostava in metropolitana vestito di scuro. Mangia in modo semplice, non frequenta i ristoranti costosi. Nessuna segretaria, al telefono è lui in persona a chiamare. “Sono Bergoglio”, la semplice introduzione con cui spesso sorprende le persone dall’altra parte della cornetta. Amava inoltre visitare senza preavviso le parrocchie della sua diocesi: si presentava quasi sempre da solo.
“La Cisl – ha commentato stamane il segretario generale, Raffaele Bonanni, – saluta con grande gioia e profonda devozione l’elezione del nuovo Pontefice Jorge Mario Bergoglio, un Papa dai modi semplici e con il nome del Santo della pace”. “Come cattolici impegnati nel sociale – ha aggiunto – siamo felici che il nuovo Papa Francesco affondi le sue radici nella carità, nella lotta alla povertà e all’emarginazione sociale. Un modello di integrità, di coraggio e di grande generosità. La scelta del nome, Francesco, è un fatto straordinario che indica una strada di speranza ed un orizzonte nuovo per la chiesa cattolica in tutti i paesi del mondo”.
Il leader della Cisl si è poi detto “sicuro che Papa Bergoglio, sarà un punto di riferimento ed una guida spirituale soprattutto per i lavoratori, per gli emarginati, per i giovani senza occupazione, per le persone più deboli nel mondo e lo sarà anche per tutte le associazioni che come la Cisl affondano le loro radici nel popolarismo e nella difesa dei più deboli, per una società più giusta, equa, solidale”.
Nato il 17 dicembre 1936 a Buenos Aires da una famiglia di origine piemontese, proveniente da località Bricco Marmorito di Portacomaro Stazione, frazione di Asti: figlio di Mario, funzionario delle ferrovie, e di Regina Sivori, casalinga. Da ragazzo studiò dapprima come perito chimico, lavorando per qualche anno e avendo anche una fidanzata. Entrò poi in seminario, quindi nel 1958 divenne novizio nella Compagnia di Gesù, passando un periodo in Cile e tornando a Buenos Aires per laurearsi in filosofia. Ha poi insegnato nei collegi di Santa Fe e Buenos Aires, diventando sacerdote il 13 dicembre 1969. Fu provinciale dell’Argentina, quindi rettore della facoltà di Teologia a San Miguel, completò il dottorato in Germania, rientrando poi in patria, a Cordoba, direttore spirituale della locale chiesa dei Gesuiti.
È vescovo dal maggio 1992, come ausiliare di Buenos Aires, quindi arcivescovo coadiutore dal 3 giugno 1997 e, alla morte del cardinale Antonio Quarracino, gli subentra come arcivescovo il 28 febbraio 1998, diventando primate d’Argentina. Dopo che Giovanni Paolo II lo creò cardinale il 21 febbraio 2001, è stato eletto a capo della Conerenza Episcopale Argentina, carica ricoperta dal 2005 al 2011. Ed è stato considerato uno dei candidati più in vista per l’elezione nel Conclave del 2005, anche se tradizionalmente aveva sempre rifiutato incarichi nella Curia Romana. In quel Conclave aveva dalla sua parte lo schieramento compatto dei vescovi latino-americani, e lo stesso Ratzinger si sarebbe espresso in suo favore. Contrarietà nei suoi confronti, invece, venne dall’allora segretario di Stato Angelo Sodano, ora decano del Sacro Collegio.
“Incominciamo questo cammino: vescovo e popolo – ha detto ai fedeli affacciandosi ieri sera per la prima volta alla Loggia delle benedizioni dopo l’Habemus Papam annunciato dal protodiacono Tauran -. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di Fratellanza, di amore, di fiducia tra noi”. “Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro – ha aggiunto -. Preghiamo per tutto il mondo, perchè ci sia una grande fratellanza”. Saprà Bergoglio affrontare le tante sfide che il suo nuovo ministero gli pone? Saprà rilanciare la Chiesa cattolica e frenare la fuga dei fedeli? Saprà varare quell’auspicata riforma del governo della Curia, reduce dagli scandali di Vatileaks? Il suo profilo di “esterno” e il sostegno degli oltre 77 voti ricevuti in Conclave lo incoraggiano in questo.
Fonte: Conquiste del Lavoro